05/01/2010
Che le multe fossero un subdolo sistema per far soldi è un fatto noto, ma che anche comuni come Parma adottassero questo stratagemma fa capire che abbiamo toccato il fondo e i tagli fatti dal governo si stanno ripercuotendo sulle fasce più deboli della popolazione.
Riportiamo l’articolo completo apparso sul sito www.auto.it, invitando tutti coloro che ricevono una multa, di fare le opportune verifiche priva di procedere al pagamento.
“Siamo riusciti a scoprire le illegalità e gli abusi commessi da molti Comuni che affidano a ditte private la gestione dei verbali e prendono soldi ai cittadini. Prima di pagare una multa leggete qui. E inorridite.
Migliaia decine di migliaia, forse molte di più. Non sappiamo quanti siano i verbali, falsi e illegittimi spediti ad altrettanti cittadini da ditte private, incaricate dai Comuni di svolgere tutte le pratiche.
La legge è perentoria: consente al privato di effettuare solo l’opera di trascrizione dei verbali.
E non quella dell’accertamento (per esempio, se la violazione è stata effettivamente commessa, oppure se la corrispondenza fra il veicolo fotografato dall’apparecchiatura e la targa indicata nel verbale sono corretti).
Né quella di effettuare la notifica, che deve invece avvenire per consegna diretta all’interessato da parte dell’ufficiale accertatore o dal comando di polizia direttamente all’ufficio postale.
E non consente neppure al privato di riscuotere i soldi delle multe per conto del Comune o del comando di polizia.
Al contrario, in Italia si sta scoprendo una palude melmosa nella quale neppure la magistratura riesce a farsi strada.
A novembre viene recapitato un verbale ad un collega. È quello illustrato a lato. Dice che il 10 settembre scorso, con la sua vettura, targata DT791PF, è entrato in Parma attraverso un varco elettronico ZTL, senza esserne autorizzato.
Sanzione: 84,44 euro, da pagare con l’apposito bollettino. La targa corrisponde a quella di una sua vettura.
Il collega apre l’agenda e constata che, effettivamente, è passato per Parma, ma il giorno 9 settembre e non il 10. Poi non è entrato in città, ha solo viaggiato in autostrada e ne conserva gli scontrini.
Il giorno 10 era invece a Parigi per lavoro, e possiede la documentazione dei voli effettuati. Poi ricorda che il viaggio a Milano non lo ha fatto con la vettura piccola, ma con un’altra più grande, con targa diversa. La piccola era chiusa in garage.
Certo qualcuno può averla rubata, usata per fare un viaggio di un centinaio di chilometri sino a Parma, commettere l’infrazione e poi riporla in garage.
Tutto verosimile e colpevolizzante.
Stava per soccombere e pagare gli 88,44 euro richiesti, per non imbarcarsi in un lungo e difficile contenzioso, dalla parte del più debole.
Poi chiede aiuto a noi.
L’occhio ci cade sul modello di vettura accertato dal verbalizzante.
Lo abbiamo evidenziato in color arancio: “Automobiles Peugeot PN8HT”.
Come ha fatto il vigile a conoscere il numero di omologazione di una vettura della quale non ha indicato il modello?
Come ha fatto a scrivere “automobiles”in francese?
Sta a vedere che lui non ha accertato questi dati, ma qualcuno li ha chiesti per lui, alla Motorizzazione, senza neppure guardare le foto.
E la Motorizzazione gli ha risposto con le sue sigle di omologazione.

Ci mettiamo in moto per chiedere la visione della targa.
Sembra facile, ma il verbale non ci è pervenuto dal Comando di polizia locale – servizio notificazioni -, come stampigliato nella carta, ma da una società privatistica (Parma Gestione Entrate Spa, probabilmente a capitale misto).
Passiamo ore al telefono prima di riuscire a entrare nei meandri dei “digiti 1 se…”, “digiti 2 se…”e trovare la linea libera.
Alla fine siamo ascoltati da una cortese impiegata – non un vigile accertatore o del servizio notificazioni – che estrae la foto dal suo archivio e candidamente ci comunica che né la targa, né la marca del modello corrispondono alla nostra vettura.
Evviva! Chiediamo allora di conoscere come ha fatto il vigile accertatore, matricola 00251 della Polizia municipale di Parma, a scrivere (e a scoprire) che a quella targa corrispondeva un veicolo Peugeot, mentre dalla foto appare tutt’altro modello.
“Non deve chiederlo a me, ma al Comando dei vigili”.
Riusciamo a parlare con la dottoressa Fava, responsabile divisione Polizia amministrativa.
“Il problema nasce perché l’Amministratore ha scelto di affidare a ditte esterne l’intero iter per l’accertamento, la compilazione e la notifica dei verbali.
Noi vigili non abbiamo il controllo della filiera e temiamo che gli errori possano essere tanti.
Comunque, entro pochi giorni spediremo comunicazione dell’avvenuto annullamento del verbale”.
Che, in effetti, giunge entro una settimana, redatto solennemente dal Comune di Parma e non già da Parma Gestione Entrate, come mostriamo nella illustrazione a fianco.
Trascorrono pochi giorni e altri amici ci telefonano di aver ricevuto verbali di passaggio in città dove non sono mai stati. Leggiamo che a Padova 10 cittadini hanno proposto un’azione giudiziaria contro un Comando di polizia per aver ricevuto verbali di violazioni mai compiute.
Apriamo un’inchiesta.
Accertiamo che sono oltre un centinaio le società private fatte nascere direttamente o indirettamente dagli amministratori comunali per “esternalizzare” alcuni servizi dei Comandi di polizia.
Il più importante e remunerato dei quali è quello di visionare le immagini fotografiche o televisive degli autovelox, dei semafori e delle ZTL, di ricavare la targa, di ottenere dai registri del PRA o della Motorizzazione il nome e l’indirizzo del proprietario e poi di spedire il relativo verbale.
La remunerazione di tale opera, che fatta in via elettronica richiede meno di due minuti di lavoro – quindi non costa più di 5,00 euro, raccomandata compresa -, ha ormai raggiunto livelli stratosferici.
Al punto che viene addebitata 14,44 euro da “Parma Gestione Entrate”, ma certi Comuni esosi arrivano a chiedere anche 17,00 euro, esattamente l’intero l’importo della sanzione per divieto di sosta di non molti anni fa.
Da notare che questi importi sono approvati e deliberati dai Comuni (non dai vigili) e si calcolano su tutti i verbali spediti e non solo su quelli che vanno a buon fine (che in media sono meno del 40% del totale).
Quindi rendono evidente un interesse diretto di tali ditte private a spedire il maggior numero possibile di verbali, anche a vanvera, anche cosparsi di errori.
E un interesse economico indecoroso delle amministrazioni comunali a far istallare macchinette elettroniche, pagate a provvigione sul fatturato, in barba e spregio della legge.
Dopo aver visionato due volte
Le macchinette elettroniche hanno decuplicato negli ultimi sette anni il numero delle contravvenzioni. Dai nostri calcoli siamo ormai arrivati a superare i 20 milioni di verbali, che dovrebbero fruttare alle società intermediarie una cifra annua attorno ai 300 milioni di euro. Di certo sappiamo che oggi i Comuni, detratte queste gigantesche provvigioni, ricavano dalle sanzioni stradali oltre il 20% di tutti i loro introiti (Tosap, Ici e altre imposte comprese). La sicurezza stradale non c’entra, questa è una vera e propria tassa-roulette, che distrugge ricchezze e disgusta il cittadino.
La nostra storia ha ancora un seguito, peggiore. Siamo a Milano, all’ufficio stampa della, Peugeot, a novembre, e raccontiamo quanto accaduto al collega, a Parma, pochi giorni prima: “Bisogna dubitare sempre dei verbali che non indicano un vero nome del modello, ma semplicemente una sigla di omologazione”,raccomandiamo.
L’ufficio stampa Peugeot gestisce un parcovetture di decine di auto e riceve verbali per svariate decine di migliaia di euro all’anno.
Sul tavolo ci sono alcuni verbali arrivati nella giornata: in uno (vedi illustrazione a lato), vengono richiesti 211,00 euro per un passaggio col rosso nel Comune di Gaggiano (MI), più la sottrazione di sei punti dalla patente e altre 263,00 euro qualora non si comunichi entro 60 giorni il nome di chi guidava. Nella notifica, al posto del modello,c’è la scritta: “Automobiles Peugeot OURHE8”.
Puzza di bruciato.
Veloce indagine: quella macchina era ferma in Concessionaria a Trento dalla settimana precedente.
Il verbale è redatto da un sedicente Servizio notificazioni del Consorzio i Fontanili – Polizia Locale. Non c’è un numero di telefono al quale rivolgersi, ma un sito, e reca la firma del vigile Alessandro Ghizzardi, matricola n- 1 del Comune di Gaggiano, che afferma di aver compilato il verbale “dopo aver visionato la doppia documentazione videofotografica”.Lo stesso vigile attesta, sul retro, che il verbale è stato spedito mediante lettera raccomandata dall’ufficio postale di Rimini. Altra puzza di bruciato. Perché alcuni Comuni a sud di Milano fondano un Consorzio che poi fa spedire i verbali dall’ufficio postale di Rimini?

Belle, le foto degli amministratori
Entriamo nel sito www.plifontanili.it per ottenere la foto incriminata.
C’è una pagina denominata “foto”. Forse ci siamo.
Ma l’italico protagonismo dei politici deborda: si tratta solo delle immagini dei sindaci fondatori e del giorno dell’inaugurazione.
Poi c’è la pagina intitolata “multe online”:sembra quella giusta.
Clicchiamo ininterrottamente per cinque giorni, dal 26 novembre, ma la pagina non si apre.
Al numero di telefono del Consorzio ci risponde un fax.
Inviamo due e-mail ad altrettanti indirizzi che riusciamo a ricavare dal sito, che invita a usarli proprio in caso di chiarimenti dei verbali.
Beffa: dal browser l’amministratore di sistema ci risponde: “Impossibile raggiungere i destinatari”.
Riproviamo il 1- dicembre a dribblare il numero di fax e, finalmente, dopo aver “digitato 2”,dialoghiamo con un essere vivente. Dopo aver declinato le nostre generalità, chiediamo all’interlocutore di estrarre la foto, di osservarla e di raccontarci cosa vede.
Appuriamo che: 1) nella foto appaiono due vetture (primo abuso, perché la legge vieta di inviare verbali quando non esiste prova unica e certa); 2) nessuna delle due targhe è uguale a quella riportata sul verbale (errore di lettura, umano, ma certificato da un vigile che afferma di aver controllato); 3) il veicolo la cui targa somiglia non è una “3008 Peugeot”, come avrebbe dovuto, ma un furgone “forse un Doblò”(all’anima della doppia visione!).
Anche questa è vinta.
Ma le perplessità crescono.
Domandiamo: “Come ha fatto il vostro agente ad attestare che il verbale è stato spedito mediante raccomandata dall’ufficio postale di Rimini, se lui è la matricola n- 1 del Comune di Gaggiano, in provincia di Milano”?
Risposta, per niente tranquillizzante: “Lo facciamo per via telematica”.
Incalziamo: “Sapete che i link del vostro sito non si aprono, che le e-mail spedite ai vostri indirizzi tornano indietro?”.
“Controlliamo e poi la richiamiamo”.
E ancora: “Lo sapete che le indicazioni fornite sul sito, a proposito di notifiche, sono sbagliate? Affermate che i verbali devono pervenire entro 150 giorni, mentre col nuovo Codice il tempo limite è 90 giorni. Così imbrogliate sapete che la Cassazione strumenti elettronici di sanzionare col rosso, quando non c’è un vigile a rilevare le condizioni del traffico e a confermare l’avvenuta l’infrazione?”
Risposta finale, dopo qualche tempo: “Ora è tutto a posto, abbiamo rimesso in funzione il sito, corretti gli errori e invieremo alla Peugeot, entro 7 giorni, l’annullamento del verbale”.
Fatica improba, ottenere giustizia, ma solo perché aiutati dalla fortuna di avere in mano le pezze d’appoggio. Amarezza cocente nel vedere quanti Comandi di polizia vengono esautorati dal loro potere di controllo per far posto (e favori) agli amici degli amministratori pubblici.
Certezza di aver scoperto vere e proprie false dichiarazioni, abusi d’ufficio e mancato rispetto della legge.
E non solo quando chiede che l’accertamento venga eseguito da un vigile e non delegato a privati.
Perché tutto questo?
Abbiamo molti sospetti, ma solo la magistratura può dirci se sono fondati.
Ai nostri lettori suggeriamo di dubitare, sempre, dei verbali nei quali il nome del modello non è quello consueto, ma una sigla, un “suggerimento” pervenuto per via informatica.
È l’indizio che nessuno ha controllato.
Questa è l’ennesima dimostrazione che il sistema multe rende tanti soldi, le indagini sono in corso, ma la magistratura impiega troppo tempo prima di emettere le sentenze di punizione contro i responsabili di queste truffe.
Quello che l’ascia l’amaro in bocca però è che questi truffatori sono prorpio coloro ai quali abbiamo dato la nostra fiducia con il voto, fiducia prontamente tradita pur di battere cassa e far guadagnare molti soldi alle società dei soliti amici.
Giuseppe Oliva

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