Aversa: parco Pozzi un degrado che viene da lontano.

Aversa 30/01/2011

Il parco Pozzi l’unico polmone verde della città è stato posto sotto sequestro dalle Guardie Zoofile per inagibilità, a causa dell’incuria delle amministrazioni che si sono succedute negli anni.

I più giovani forse ignorano la storia del parco, quindi per meglio comprendere il vero valore di questa importante risorsa bisogna tornare indietro con il tempo, fino al 1935.


Il Parco Pozzi è divenuto, nel corso del tempo, da vasta proprietà della famiglia Marrandino, che ha tracciato i primi viali in terra battuta e messo a cultura numerose e pregiate essenze arboree, come i maestosi cedri del Libano, il pino mediterraneo e le araucarie, un ospedale militare e quindi un centro di accoglienza per gli italiani che provenivano dai diversi territori dell’ex impero coloniale.
L’area in questione, già ai primi del Novecento, assume una dizione toponomastica indicata nel tracciato che da Piazza Vittorio Emanuele conduce fino a Via Roma, come via del Parco (in dialetto “aret o parco”).
Nel 1935 si assiste ad una svolta profonda perché agli interessi per la passeggiata all’aria aperta, allo svago della città antepone quelli più prettamente di carattere militare.
Sono gli anni del consenso popolare nei confronti del regime fascista che tenta l’avventura coloniale per allargare i confini dell’Impero con l’impresa di Etiopia.
L’area in questione viene quindi individuata dal Ministero della Guerra come quella possibile per costituire, all’interno del Parco, un presidio ospedaliero destinato all’assistenza ai soldati impegnati nelle operazioni militari in Africa orientale.
Nasce in questo modo l’Ospedale Militare Baraccato che prende il nome di Arnaldo Mussolini.
L’Ospedale impiega lo spazio del Parco per disporre diversi padiglioni per interventi sanitari costruiti con baraccamenti in legno, collegati tra loro da ampi viali alberati ispirati al castrum romano.
In questo modo abbiamo al posto dei viottoli in terra battuta dell’impianto originario, una vera e propria rete viaria interna pensata soprattutto per le necessità funzionali.
L’insediamento viene anche dotato di un impianto idrico, realizzato a carico del Comune grazie ad un accordo tra il tenente colonnello e l’allora podestà fascista di Aversa, come rammenta la storia del luogo mentre i lavori dell’intero ospedale vengono completati nel 1937.
Con la disfatta della seconda guerra mondiale il Comando alleato requisisce l’area che viene svincolata nel 1946 per trasferire tutte le attrezzature presenti ad Aversa a quello analogo di Maddaloni.
L’area viene concessa in maniera temporanea al Comune ed utilizzata come ricovero dei profughi provenienti dalla Grecia, dall’Egeo, dalla Venezia Giulia, dall’Istria e dall’Egitto. Abbiamo in questo modo un cambio della destinazione del Parco da insediamento militare ad ente per l’assistenza dei profughi del dopoguerra .
I profughi occupano le baracche lasciate dall’Ospedale e danno luogo ad una pacifica colonizzazione dell’area che viene ufficialmente denominato “Centro raccolta profughi baraccato”.
Soltanto dopo l’istituzione delle Regioni a statuto ordinario, avvenimento che risale negli anni ’70, l’intero immobile diviene proprietà della Regione Campania, che successivamente lo cede in comodato d’uso gratuito al Comune di Aversa.
Nel periodo che va dagli anni ’50 alla fine degli anni ’80 l’originaria area del Campo vede diminuire gli spazi liberi per l’edificazione di alcune costruzioni come una chiesa e di uno spazio destinato a campo sportivo. In questi anni il Comune utilizza l’area anche per una sezione di scuola elementare mentre sono praticamente ignorati gli interventi di tutela del verde che viene affidata agli interventi spontanei degli ospiti del Campo.
Con lo scorrere degli anni la maggior parte degli ospiti del Campo profughi riesce a trovare una dimora più idonea rispetto alle baracche oramai fatiscenti grazie all’assegnazione di case popolari mentre la decisiva trasformazione del campo in un Parco pubblico, avviene nel 1990, a seguito del viaggio ad Aversa del Pontefice Giovanni Paolo II.
Infatti per acconsentire di assistere alla messa del Papa il maggior numero di fedeli il Comune decide l’abbattimento delle baracche e di gran parte delle strutture edilizie esistenti nel Campo, asfalta i viali e lo spazio del campo sportivo e provvede all’arricchimento dell’area verde con altre aiuole fiorite.
Il Parco Pozzi diviene lo spazio dell’evento anche se non dobbiamo registrare un impegno continuativo nei confronti del patrimonio del verde.
Il Parco prende il nome di Salvino Pozzi e viene aperto al pubblico mentre una parte dell’area è adibita a parcheggio ed un’altra per il gioco delle bocce degli anziani.
Dai primi anni Novanta fino ai giorni nostri si assiste a qualche intervento sporadico delle giunte che si susseguono, come la realizzazione della rete per l’innaffiamento delle piante, l’organizzazione di qualche area attrezzata per giochi dei bambini e la presenza in un’altra dotata di attrezzi ginnici anche se il vandalismo, unito alla cronica diseducazione nei confronti dell’ambiente hanno prodotto l’attuale stato di degrado, dovuto anche alla mancanza di sorveglianza e di protezione all’interno del parco.
Altri motivi del degrado sono l’affidamento delle funzioni di giardinaggio e pulizia a ditte o a personale precario, spesso non qualificato, ultimo ma non certamente tale, la mancanza di un progetto organico e razionale che sia in grado di ridisegnare l’area in questione.

E’ evidente che l’agonia che ne ha decretato la chiusura viene da lontano, le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 20 anni poco o nulla hanno fatto per questa vitale risorsa della città, eppure i parchi pubblici attirano molte persone, anche da città lontane.
Quanti di noi non sono andati almeno una volta al parco Virgiliano a Napoli?
Dopo la riqualificazione dell’intera area è divenuto un punto di ritrovo per molte famiglie, che trovano un luogo accogliente dove passare le giornate.

Purtroppo anche di fronte all’evidenza dei fatti, l’amministrazione Ciaramella ha continuato solo a difendersi, affermando che il parco non era pericoloso per i frequentatori.

Eppure all’interno sono stati rinvenuti cavi elettrici scoperti, panchine divelte, rifiuti di ogni genere, si va dai pneumatici di camion, a rifiuti cementizi lasciati sulle aiuole frequentate anche dai bambini, per non parlare dei giochi ludici completamente arrugginiti e molto pericolosi, inoltre in alcune zone sono stati rinvenuti strumenti usati dai tossicodipendenti per drogarsi, le foto fatte durante il sequestro mostrano l’unica verità sullo stato del parco.

Warning: video ID not specified!Ecco quel che resta delle giostrine per i più picoli:

Questo è l’ufficio ecologia meno ecologico del mondo:
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Questi sono i cumuli di rifiuti cementizzi e ferrosi, pericolosi soprattutto per i più piccoli:
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Anche il parcheggio del parco non versa in condizioni migliori:
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Dopo aver ottenuto il dissequestro momentaneo di 10 giorni, l’amministrazione sta provvedendo alla bonifica del parco, all’interno c’è un gran fermento di operai intenti a rimuovere tutti quelle situazioni di pericolo segnalate dalle Guardie Zoofile.

Gli operai stanno ripristinando anche i marciapiedi e le panchine, insomma l’amministrazione si sta dando un gran da fare per rendere il parco agibile per poterne chiedere il dissequestro definitivo.

Dal canto loro le Guardie Zoofile capitanate da Saverio Mazzarella, fanno sapere che il parco potrà essere dissequestrato solo dopo che l’amministrazione ne dimostri l’agibilità prevista dalle vigenti normative.

Quindi sarà anche imposto il ripristino della sorveglianza, dei servizi igienici e di tutti quei requisiti necessari per rendere il parco fruibile a tutti in piena sicurezza.

Dopo il sequestro e le polemiche che ne stanno nascendo qualche domanda bisogna farsela:

Il parco ha mai avuto l’agibilità da parte degli organi preposti, ASL, genio civile e Vigili del Fuoco?

E’ mai esistito un piano di evacuazione in caso di emergenza?

Perché il parco non è stato mai chiuso per impedirne l’uso da parte di tossicodipendenti e barboni durante la notte?

Come mai manca un’area apposita dove portare il proprio cane?

Possibile che per effettuare la normale manutenzione del parco si sia dovuto arrivare al sequestro?

Possibile che nel bilancio comunale manchi del tutto la voce per la manutenzione del parco?

E’ possibile che bisogna aspettare qualche finanziamento Europeo per opere di ordinaria manutenzione?
Per evitare il ripetersi di questi episodi che penalizzano l’intera città, l’amministrazione attuale e futura deve prevedere un capitolo di spesa specifico per la manutenzione ordinaria del parco.

Parliamo della manutenzione del verde, sorveglianza, servizi igienici, insomma tutto quanto necessario per mantenere in perfetta efficienza quello che dovrebbe essere un fiore all’occhiello per la nostra città.

Speriamo che questa vicenda possa risolversi al più presto, i cittadini non meritano di pagare per l’inefficienza dei politici che ci amministrano, allo stesso tempo speriamo che l’amministrazione faccia tesoro di questa esperienza per evitare altre situazioni del genere in futuro.

Giuseppe Oliva

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